© LeoL30
(riceviamo e volentieri pubblichiamo)
Trento, 24 maggio 2005.
Premesso
- che l’art. 9 della l. p. 20.3.2000, n. 3, così come modificato dall’art. 11 della L.P. 22.3.01, n. 3, e dall’art. 36 della L.P. 10.2.2005, reca disposizioni per la promozione di progetti di ricerca scientifica e per la gestione del fondo per i progetti di ricerca;
- che la deliberazione della Giunta provinciale 21.3.2003, n. 630 ha individuato i soggetti che potevano presentare le proposte per l’apertura di centri di ricerca e sviluppo, e precisamente:
a) enti funzionali della Provincia;
b) altri enti e soggetti, anche a carattere nazionale e internazionale, diversi dall’Università degli studi di Trento e dalle imprese;
c) associazioni costituite tra enti funzionali della P.A.T. o tra enti funzionali della Provincia Autonoma di Trento e Università degli Studi di Trento, i quali devono impegnarsi con propria deliberazione a garantire il raggiungimento degli obiettivi del progetto; - che sulla base dei suddetti criteri sono stati approvati, con deliberazione della Giunta provinciale n. 664 di data 21 marzo 2003, tre progetti di centri e precisamente:
1) "Centro per la ricerca e lo sviluppo di sistemi per la protezione delle piante a basso impatto sull'ambiente e sulla salute del consumatore" (SafeCrop), presentato dall’Istituto di San Michele;
2) "Centro per lo studio molecolare della Biodiversità in Trentino: da speci modello ad applicazioni all'ecologia e all'agricoltura" (CSBT), presentato dall’Istituto agrario di San Michele all’Adige;
3) "Centro per la Ricerca e la Sperimentazione delle Telecomunicazioni per la Comunità in Rete" (Create-Net) presentato dall’Associazione CREATE-NET, costituita tra ITC e Università di Trento.
- che l’avvio dei tre progetti è stato lungo e complesso per le difficoltà intrinseche inerenti alla costituzione, praticamente ex novo, di nuovi centri di ricerca;
- che con la presentazione delle prime richieste di erogazione del finanziamento provinciale, si sono evidenziate alcune problematiche, prima non rilevate. Infatti, le modalità di erogazione dei finanziamenti provinciali sono diverse per i progetti presentati da enti pubblici rispetto a quelle previste per i progetti presentati da altri soggetti. Nei confronti di questi ultimi è emerso che l’applicazione delle modalità di erogazione previste al punto 7, lettera b) dell’allegato E) della deliberazione n. 630/2003, crea profonde tensioni di cassa;
- che mentre per i progetti presentati da enti pubblici l’erogazione dei finanziamenti avviene su presentazione di fabbisogni di cassa, per tutti gli altri soggetti l’erogazione dei finanziamenti provinciali avviene sulla base di stati di avanzamento del progetto al raggiungimento di una rata minima di spesa.
In pratica, trattandosi di soggetti a tutti gli effetti privati, i finanziamenti scontavano (prima della delibera) le rigide norme previste per i privati e ciò anche nel rispetto delle norme comunitarie. Cosa fa allora la Giunta? Propone di estendere, sostanzialmente e per quanto compatibili, anche a questa specifica tipologia di associazione privata le regole in vigore per gli enti pubblici.” E così, con questo cambio di norme, ora tutti questi soggetti privati (compresa forse anche la Graphitec, che è una Fondazione, anche se non citata?) sono equiparati ai soggetti pubblici per poter funzionare.
Ma allora, anche in vista del ddl 51/04 che vorrebbe trasformare l’ITC e lo IASMA in enti (fondazioni) formalmente privati, le domande sorgono spontanee e in tal senso si
l'assessore competente per sapere
- per quale ragione, in merito ai soggetti di cui in premessa, la provincia ha stravolto le caratteristiche peculiari del privato per equipararle tout court al pubblico?
- Può la provincia introdurre norme di privilegio e di distinzione fra soggetti privati solo per il fatto che questo privato è partecipato da soggetti pubblici? E come si rapporta con le direttive comunitarie? Un privato “vero” potrebbe rivendicare analoga equiparazione? Oppure potrebbe cercare una partecipazione pubblica per vantare privilegi di questo genere? E se si con quali criteri la PAT potrebbe scegliere tra i privati interessati senza venir meno ai principi di imparzialità cui è tenuta la Pubblica Amministrazione?
- Che senso ha creare soggetti finti privati (la stessa Informatica Trentina, SpA per antonomasia con capitale a maggioranza della Provincia, è stata obbligata a seguire le direttive per il contenimento delle spese correnti emanate dalla Giunta provinciale; ma non solo, è stata anche costretta al rispetto del Patto di stabilità interno per cui subisce il rallentamento ed una notevole dilazione dei tempi d’incasso dei crediti vantati nei confronti della Provincia), se poi vengono equiparati a Enti Pubblici per non avere problemi nella loro gestione?
- Le istituende Fondazioni private Mach e Kessler potrebbero avere gli stessi problemi dei soggetti privati ( SafeCrop, CSBT, CREATE-NET) di cui alla delibera 924/05? E se si per quale ragione si intende privatizzare formalmente ciò che poi, nella sostanza, dovrebbe essere equiparato a Enti Pubblici Funzionali per non incontrare i problemi evidenziati nella stessa delibera proposta dall’Assessore Salvatori? Non sarebbe meglio mantenere ITC e IASMA Enti Pubblici Funzionali magari intervenendo sul piano amministrativo per rendere più flessibili le direttive che la PAT emana e con le quali irrigidisce l’azione di questi stessi Enti (come nel caso della Informatica Trentina spa)?
a cura del Consigliere M.Bondi
6 commenti:
Enti funzionali che diventano fondazioni per poi essere equiparate ad enti funzionali. La letteratura ha coniato la figura del gattopardo per denotare questo malcostume: promuovere il cambiamento per sostenere l'immobilismo. Lo sguardo e' rivolto all'euregio ma i costumi sono quelli della Sicilia.
esatto. Far finta di muovere tutto per lasciare tutto come è. Magari promuovendo un qualche dirigente in pensione della nostra Pat al vertice della nuova fondazione e così il cerchio si chiude. Con buona pace della autonomia di ricerca e ricercatori.
A questo punto se il consiglio approvera' questo disegno di legge si potra' parlare di "arroganza" della politica e non piu' di "ragioni" della politica.
Non riescono a vedersi all'orizzonte ragioni per perseverare in questo disegno di riforma. O almeno, le ragioni sono talmente involute quanto lo e' il disegno di legge stesso. C'e' qualcuno che ancora riesce ad argomentare le ragioni di questa riforma? L'ottimismo della volonta' ostentato da Dellai non puo' piu' essere sufficiente.
Non resta che aspettare la replica scritta dell'assessore.
NOn illudiamoci. Non vi sarà replica. Non avendo argomenti si limiterà a chiedere fiducia. Fiducia nel contratto che verrà, fiducia nei finanziamenti che sembrano asicurati, fiducia nelle persone che gestiranno la fondazione. Insomma fiducia nelle promesse che tutto andrà bene. In un anno di tempo lo assessore non ha speso un minuto del suo tempo per replicare ad un solo argomento. Ecco perchè è giusto parlare di arroganza, e non più di argomenti,della politica.
Credo che i membri della V Commissione potrebbero non aspettare una risposta scritta ma sollecitare un chiarimento gia' martedi 31 in occasione della seduta. L'obiezione sollevata dall'interrogazione non e' di poco conto.
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