venerdì, febbraio 09, 2007
Entailment
© Jmm2k
Vorremmo proporre che il concetto di "entailment" venisse applicato in sede di valutazione, tema molto caro all'assessore Salvatori. In pragmatica linguistica si riferisce alla relazione che intercorre fra due asserzioni tale che la verita' della prima richiede che sia vera la seconda.
Alcuni esempi.
1. Una valutazione positiva dell'attivita' di governo della Fondazione richiede una valutazione positiva dell'attivita' di ricerca e dei ricercatori.
2. Una valutazione positiva delle funzioni amministrative richiede una valutazione positiva dell'attivita' di ricerca e dei ricercatori.
L'entailment differisce dall'implicazione che suggerisce la verita' della seconda asserzione senza tuttavia richiedere che sia necessariamente vera. Potremmo infatti avere che il governo della Fondazione riceva una valutazione positiva senza che necessariamente l'attivita' di ricerca sia valutata altrettanto positivamente.
Il problema aperto resta che la valutazione dell'attivita' di ricerca non richiede che sia necessariamente applicato un processo di valutazione all'attivita' di governo della Fondazione. Auspichiamo quindi anche un entailment del processo di valutazione.
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9 commenti:
Approfitto di questo spazio, anche se non si tratta di un commento al post.
Durante l'assemblea del 6 febbraio mi ha colpito l'intervento della divisione di Mariano Anderle. Ancora di più mi ha colpito l'apatia della sala, fatta eccezione per qualche momento di applausi. Forse i ricercatori erano d'accordo? Forse non condividevano le osservazioni fatte anche in seguito dal ricercatore di quella stessa divisione?
C'è omertà, è chiaro. Lo dimostra anche l'anonimato di questo blog, cui non mi sottraggo. Ma si può sostenere un'iniziativa anche solo con qualche pacata domanda, impedendo che gli argomenti si esauriscano troppo in fretta. Impedendo che le risposte vacue del presidente appaiano ragionevoli.
Nella sala c'erano molti ricercatori, molti dei quali R1 e R2, dunque molti "vecchi" ricercatori, a detta del prof. Scoles. "Vecchi" nel mondo della ricerca significa molto spesso "esperti". Ma questa esperienza mai si manifesta nelle occasioni collegiali. Raramente è emersa in questo blog. Mai che parta dalla platea un ragionamento propositivo e non polemico che si focalizzi sull'essenza culturale ed intellettuale del ruolo del ricercatore.
Quindi forse i ricercatori ITC non sono che impiegati provinciali come tanti altri (senza nulla togliere a tale categoria). E allora si meritano il percorso di questa riforma. E allora si meritano la razionalizzazione che parte dalle analisi riciclate di Pricewaterhousecooper. E allora si meritano il contratto proposto, che, se si esula dal fatto che non tutela la peculiarità del ruolo del ricercatore, è un contratto come ce ne possono essere tanti. E allora si meritano l'attuale direzione irst e probabile futuro segretariato generale della fondazione.
Ci sono due modi di vedere l'ignavia dei ricercatori:
- sono dei qualunquisti pavidi e subalterni oppure
- non ritengono il presidente un interlocutore degno
Il risultato non cambia. Preferisco la seconda intepretazione anche se un po' snob (e i ricercatori lo sono).
dopo una vita da pecore perche' aspettarsi un giorno da leoni? Sono stati numerosi i casi in passato in cui una presa di posizione dei ricercatori sarebbe stata importante (vedi caso degli ultimi concorsi). dopo il silenzio assordante e accondiscendente dei capi divisione non serve rammaricarsi se adesso fa seguito il silenzio dei ricercatori. Ognuno per se', questo e' il motto dell'istituto.
Forse c'e' una terza interpretazione. Piu' che qualunquisti o snob, sono persone cui spesso manca il senso del bene collettivo. Un po' egocentrici. D'altra parte, chi te lo fa fare di pensare anche agli altri?
Perche' mai nessuno riesce a stare a tema? Se al primo anonimo stava cosi' a cuore di proporre una riflessione perche' non ha inviato una mail a trasparenze@gmail.com da pubblicare come post? La paranoia dei ricercatori giunge a tal punto? Pensate che il blog sia eterodiretto da Dalla Torre? Ho il sospetto che lo stesso anonimo sia affetto dalla patologia impiegatizia al pari di quella che vuole denunciare.
Riprendo il tema del post. Fra pochi giorni avra' avvio la Fondazione Kessler. Dovrebbe essere occasione per fare un primo bilancio di come e' stata gestita la transizione. Fare una valutazione se si e' operato bene o male: Sarebbe importante che Dellai non prendesse questa come una critica personale, dovrebbe essere anche suo interesse verificare che la fiducia riposta nella sua delega e' stata ripagata o meno. Lancio un appello ai giornalisti in ascolto: abbiate il coraggio il 1 marzo di non pubblicare la velina con l'annuncio celebrativo dell'avvio della Fondazione ma abbiate un po' lo spirito giornalistico di riproporre una analisi critica di come e' stato gestito il processo di avvio riportando quello che e' stato fatto bene (lo statuto), quello che si poteva fare meglio (il contratto), quello che non si e' fatto (piano scientifico).
Alcuni senior (vecchi) hanno gia' vissuto ristrutturazioni, come quelle cha hanno visto diviso irst in due centri (irst e cmbm) per poi riunirli qualche anno dopo.
Hanno gia' capito, dall'alto della loro esperienza portata dal'anzianita', che nulla si puo' contro queste manovre.
Qualche tentativo e' stato comunque fatto anche sulla valutazione, per tornare al post, in appositi tavoli. Qualche proposta, che tenesse in conto la trasparenza, e' stata fatta. Ma, ancora una volta: disillusione. Dove saranno finite quelle proposte che riguardavano la parte scientifica della riorganizzazione? Le avranno mai potute leggere i tre consiglieri scientifici esterni?
Nel contratto della ricerca si insiste sul salario accessorio vincolato ai risultati. Il compenso al presidente e al CdA della Fondazione e' soggetto allo stesso vincolo? E' credibile un organismo in cui lo spirito meritocratico e' inversamente proporzionale alla responsabilita' di cui si ' caricati?
Che il blog sia eterodiretto da Dalla Torre sarà magari paranoia ma che a gestire i processi di un centro di ricerca sia delegato uno che viene dalla politica e che utilizza metodi e logiche politiche a favore proprio e dei propri amici sembrerebbe una realtà. E ciò spiegherebbe il disorientamento e la cautela di molti ricercatori che hanno come riferimento metodi e processi di gestione della ricerca che poco hanno a che fare con procedure machiavelliche.
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