lunedì, settembre 19, 2005
Nomine
© Latitude13
La notizia comparsa oggi sull'Adige non merita piu' di poche righe in un trafiletto: Alessandro Dalla Torre sara' uno dei dirigenti della Fondazione Bruno Kessler.
Dov'e' la notizia? Forse il suo ruolo di segretario particolare del presidente Dellai? Nulla di tutto questo. La vera notizia e' che la sua nomina e' stata annunciata a prescindere dal suo ruolo, a quello si provvedera' in seguito.
Il modello delle nomine della fondazione Bruno Kessler sembra quindi ispirato ad una razionalita' retrospettiva: prima si individuano i candidati, poi si attribuiscono loro dei ruoli.
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7 commenti:
Questo modo di procedere richiama quanto accaduto con l'assessore Salvatori. Intorno alla sua figura e' stata costruita la figura di direttore del trasferimento tecnologico. Una volta rassegnate le dimissioni tale ruolo non e' piu' stato giudicato necessario, e il relativo servizio dismesso.
Cominciamo bene... se questa e' la caratura delle nomine. La fondazione si prospetta come rifugio peccatorum della presidenza Dellai.
Nei fatti questo episodio palesa la reale autonomia del futuro CdA della fondazione. Un manipolo di persone chiamate a ratificare quanto deciso prima ancora della loro nomina. E pensare che avevano contrabbandato la riforma per rafforzare l'autonomia della ricerca. Si prospetta un CdA di basso profilo privo di una reale autonomia decisionale.
Siete patetici... Pensavate veramente che un istituto pubblico potesse seguire dei criteri diversi per la designazione delle nomine? Scendete dal pero! Hanno ragione a dire che i ricercatori vivono fuori dal mando.
In nome di una autonomia di alto profilo istituzionale si pratica un clientelarismo di rara bassezza.
Povero Dellai, povero Dallatorre, povera Fondazione.
E povero Kessler nel cui nome si profilano miserie di tal fatta.
Forse potro' sembrare ingenua: chi e' Alessandro Dalla Torre? Ho provato ad interrogare Google e ho trovato solo un paio di articoli di QuestoTrentino che ne propongono un ritratto non proprio lusinghiero.
Beata ingenuità.
Dallatorre vive, ha vissuto e vivrà di politica. Se non sarà alla Fondazione lo ritroveremo alla A22 o in un qualsiasi altro posto pubblico o parapubblico. Alla faccia della meritocrazia che dovrebbe essere il metro di valutazione nel mondo del privato che piace tanto a Dellai e Salvatori.
Due esempi di luminose carriere in quel "privato" di cui si riempono la bocca guardandosi bene dal farne parte.
Predicare il rischio del "privato" e praticare la certezza del "pubblico" è un bel modo per sbarcare il lunario.
Un pessimo esempio per chi fa politica ma che volete: in trentino come nel resto di Italia ognuno di noi tiene famiglia.....
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