venerdì, settembre 23, 2005

Contrazione


© Panoramatic

(Riceviamo e volentieri pubblichiamo)

E' ormai evidente l'intenzione di ridurre l'IRST a dimensioni piu' contenute. Due anni di blocco del Fondo Unico hanno contribuito a creare le premesse per questa operazione di "sfoltimento" dei ricercatori. Il nuovo bilancio 2006 sara' l'occasione per operare fattivamente questa riduzione.

E' meno chiaro invece cosa succedera' una volta che la Provincia riprendera' a finanziare la ricerca non solo in termini di edilizia ma in termini di forza lavoro, ovvero reclutamento di nuovi ricercatori. E' facile intuire una nuova fase di crescita dell'istituto.

Lo smarrimento fra i ricercatori non nasce dalla prospettiva di essere "scaricati" dall'istituto (sono abituati al meccanismo della competizione) ma dalla completa assenza di un criterio di razionalita' che guidi la selezione. Sembra mancare un criterio di merito, premessa necessaria a qualsiasi processo di valutazione.

Il fatto che l'istituto in passato non abbia mai saputo formulare in modo chiaro e palese i suoi obiettivi non aiuta. Anche in questo frangente infatti non e' chiaro quale siano gli obiettivi che dovranno guidare l'attivita' dei ricercatori. L'unica linea guida sembra essere" "state buoni se potete".

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non credo seguira' una nuova fase di crescita. La nascita dei nuovi centri (Create-Net, Graphitec, SafeCrop, ...) impone una omogeneizzazione anche in termini di dimensioni dei vari centri. L'IRST da questo punto di vista era troppo grosso. La riduzione dell'IRST a mio parere non e' di per se' negativa, lo e' maggiormente la mancanza di disegno strategico. Non si capisce infatti dove si vuole andare a parare.

Anonimo ha detto...

Forse lo sanno ma non lo vogliono dire chiaramente.

Anonimo ha detto...

Il disegno e' chiaro ed e' stato formulato in modo esplicito da Casagranda (Margherita): ricerca competenza dell'Universita', trasferimento tecnologico a carico della Fondazione.

Anonimo ha detto...

Il nodo critico, in passato come ora, e' che non e' possibile designare le aree di competenza della Fondazione a prescindere dalle strategie di sviluppo. Il rischio e' di riprodurre come in passato un centro di ricerca completamente avulso dal suo territorio. Si prospetterebbe nuovamente il tormentone "ma a cosa servono questi centri?"

Anonimo ha detto...

Polemica: la crescita del numero di ricercatori e' un problema, la crescita della cubatura degli edifici destinati alla ricerca no. Evidentemente si tratta di variabili indipendenti.

Anonimo ha detto...

Scusate ma state sbagliando. La notizia oggi sui giornali di GeorgiaTech ne e' un esempio. In Provincia si e' passati da un regime monopolistico della ricerca che vedeva nell'ITC l'unico attore a una strategia di differenziazione del rischio mediante un pool di soggetti. Un processo darwiniano di selezione della specie fra un po' di anni dira' quali iniziative sopravviveranno perche' di successo e quali sono destinate a sparire perche' fallimentari. Personalmente concordo con questa strategia. Benvenuta GeorgiaTech!